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   «Sono venuto... così... sapete... sono venuto... mi interessa,» disse Pierre, che già tante volte, quel giorno, aveva ripetuto senza riflettere quelle parole: «mi interessa.» «Volevo vedere la battaglia.»   
   «Già, già, e i fratelli massoni che dicono della guerra? Come scongiurarla?» disse il principe Andrej ironicamente. «Ebbene, e Mosca? Come stanno i miei? Sono finalmente arrivati a Mosca?» domandò poi facendosi serio.   
   «Sono arrivati. Me l'ha detto Julie Drubetskaja. Sono andato da loro, ma non li ho trovati. Erano già partiti per la villa dei dintorni di Mosca.   
   

   Capitolo XXV   

   
   Gli ufficiali avrebbero voluto congedarsi, ma il principe Andrej, come se non desiderasse restare a tu per tu con il suo amico, li invitò a rimanere a prendere il tè. Portarono degli sgabelli e il tè. Gli ufficiali guardavano non senza stupore la grossa, enorme figura di Pierre e ascoltavano ciò che egli raccontava di Mosca e delle disposizioni occupate dalle nostre truppe, di cui aveva percorso le linee. Il principe Andrej taceva, e la sua faccia era così ostile che Pierre si rivolgeva più al bonario comandante di battaglione Timochin che non a Bolkonskij.   
   «Sicché tu hai capito tutto lo schieramento delle truppe?» lo interruppe il principe Andrej.   
   «Sì, ossia come?» disse Pierre. «Non sono un militare e perciò non posso dire d'averlo capito a fondo, comunque ho capito la disposizione nel suo complesso.»   
   «Eh bien, vous êtes plus avancé que qui cela soit,» disse il principe

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