Smolensk,» disse Rapp, «le vin est tiré, il faut le boire.»
Napoleone si accigliò e rimase a lungo seduto in silenzio con la testa appoggiata alle mani.
«Cette pauvre armée,» disse a un tratto, «elle a bien diminué depuis Smolensk. La fortune est une franche courtisane, Rapp; je le disais touiours, et je commence à l'éprouver. Mais la garde, Rapp, la garde est intacte?»
«Oui, sire,» rispose Rapp.
Napoleone prese una pastiglia, se la mise in bocca e guardò l'orologio. Non aveva voglia di dormire, il mattino era ancora lontano e non si poteva più impartire nessun ordine per ammazzare il tempo, perché erano tutti stati impartiti e ora venivano messi in atto.
«A-t-on distribué les biscuits et le riz aux régiments de la garde?» domandò severamente Napoleone.
«Oui, Sire.»
«Mais le riz?»
Rapp disse che aveva trasmesso gli ordini dell'imperatore per il riso, ma Napoleone scosse la testa scontento come se non credesse che il suo ordine fosse stato eseguito. Entrò un domestico con il punch. Napoleone ordinò di servire un secondo bicchiere a Rapp e intanto beveva in silenzio gli ultimi sorsi del suo.
«Non ho né gusto, né olfatto,» disse, annusando il bicchiere. «Questo raffreddore mi è venuto a noia. Parlano di medicina... Che razza di medicina quando non sono capaci di guarire un raffreddore? Corvisart mi ha dato queste pasticche, ma non fanno un bel niente. Che cosa sono capaci di curare? Non si può curare. Notre corps est une machine à vivre. Il est organisé pour cela, c'est sa nature; laissez-y la vie à son aise, qu'elle