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s'y défende elle-même: elle fera plus que si vous la paralysiez en l'encombrant de remèdes. Notre corps est comme une montre parfaite qui doit aller un certain temps, l'horloger n'a pas la faculté de l'ouvrir, il ne peut la manier qu'à tâtons et les yeux bandés... Notre corps est une machine à vivre, voilà tout.» E, come avviatosi sulla strada delle definizioni, des déflnitions, che egli amava, Napoleone inaspettatamente diede una nuova definizione. «Sapete, Rapp, che cos'è l'arte della guerra?» domandò. «L'arte di essere più forte del nemico in un dato momento. Voilà tout.»   
   Rapp non rispose nulla.   
   «Demain nous allons avoir affaire à Koutouzoff!» disse Napoleone. «Vedremo! Ricordate? A Braunau comandava l'esercito e non una volta sola, in tre settimane, montò a cavallo per ispezionare le fortificazioni. Vedremo!»   
   Egli guardò l'orologio. Erano solamente le quattro. Non aveva sonno, il punch era finito, e non c'era nulla da fare. Si alzò, fece qualche passo in su e in giù, indossò un soprabito pesante e un cappello, e uscì dalla tenda. La notte era scura e umida; un'umidità appena percettibile cadeva dall'alto. I fuochi della guardia francese ardevano debolmente nelle vicinanze; altri brillavano lontani, fra il fumo, lungo la linea russa. Dappertutto c'era silenzio e si udivano distintamente il brusio e il calpestio delle truppe francesi che già cominciavano a muoversi per occupare le posizioni.   
   Napoleone passeggiò davanti alla tenda, guardò i fuochi, ascoltò lo scalpitio e, passando vicino a un gigantesco soldato della guardia con il berretto di pelo che stava di sentinella presso la tenda e che si irrigidì sull'attenti come un palo nero all'apparire dell'imperatore, si fermò di

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