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dietro, a sinistra di Pierre, nell'aria pura del mattino, vi gettavano una luce penetrante, con sfumature dorate e rosee e lunghe ombre cupe. Le lontane foreste, che delimitavano il panorama, come intagliate in qualche pietra pregiata color giallo-verde, si delineavano all'orizzonte con la linea curva delle cime degli alberi e, in mezzo a esse, oltre Valúevo si apriva la strada maestra di Smolensk tutta ricoperta di truppe. Più vicino brillavano campi dorati e boscaglie. Dappertutto - di fronte, a destra e a sinistra - si vedevano truppe. Tutto questo era animato, solenne e inaspettato; ma ciò che più colpì Pierre fu l'aspetto del campo di battaglia di Borodino e del valloncello che sovrastava la Koloèa, lungo entrambe le sponde dei fiume.   
   Sulla Koloèa, a Borodino e a tutt'e due i lati del villaggio, ma specialmente a sinistra dove la Vojna, fra sponde paludose, si getta nella Koloèa, c'era quella nebbia che si scioglie, si sparpaglia e scintilla al sorgere d'un sole fulgido, e magicamente colora e tratteggia tutto ciò che si scorge attraverso di essa. A quella nebbia si aggiungeva il fumo degli spari e, in mezzo a quella nebbia e a quel fumo, scintillavano dappertutto sprazzi di luce mattutina, ora sull'acqua, ora sulla rugiada, ora sulle baionette delle truppe che si affollavano sulle sponde del fiume e nel villaggio di Borodino. Attraverso quella nebbia si scorgeva anche una chiesa bianca, e in qualche punto i tetti delle isbe di Borodino, qua e là le masse compatte di soldati, qua e là casse verdi e cannoni. E tutto questo si muoveva o sembrava muoversi, perché la nebbia e il fumo si stendevano su tutto quello spazio. Come nelle bassure, intorno a Borodino, coperte di nebbia, così anche più in là, in alto, e particolarmente a sinistra lungo tutta la linea, attraverso i boschi, i campi, nelle bassure, sulle cime delle alture, incessantemente nascevano da sé, dal

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