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schieramento. Non c'era più nessuna battaglia. Era un massacro prolungato, e che non poteva portare a nulla né i russi, né i francesi. Napoleone fermò il cavallo e ripiombò di nuovo in quella meditazione da cui l'aveva distolto Berthier; non poteva interrompere l'azione che si svolgeva davanti a lui e che tutti consideravano da lui condotta e da lui dipendente; e quell'azione, per la prima volta, in seguito all'insuccesso, gli apparve inutile e spaventosa.   
   Uno dei generali che si erano avvicinati a Napoleone osò proporgli di far entrare in azione la vecchia guardia. Ney e Berthier, che stavano accanto a Napoleone, si scambiarono un'occhiata e sorrisero sprezzanti all'insensata proposta del generale.   
   Napoleone abbassò il capo e tacque a lungo.   
   «À huit cent lieux de France, je ne ferai pas démolir ma garde,» disse e, voltato il cavallo, tornò indietro verso Ševardino.   
   

   Capitolo XXXV   

   
   Kutuzov era seduto, con la testa canuta chinata e il pesante corpo rilassato, sulla stessa panca coperta da un tappeto, e in quello stesso luogo in cui Pierre l'aveva visto la mattina. Non impartiva nessun ordine, ma si limitava a dire sì o no alle cose che gli proponevano.   
   «Sì, sì, fate questo,» rispondeva alle varie proposte. «Sì, sì, va', caro, dà un'occhiata,» diceva, volgendosi ora all'uno ora all'altro degli intimi collaboratori; oppure: «No, non occorre, meglio che aspettiamo,» diceva. Ascoltava i rapporti che gli facevano, dava ordini quando questo era richiesto dai suoi subordinati; eppure sembrava che nell'ascoltare i rapporti non si interessasse del significato delle parole che gli

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