Indice   [800x750]    Website Info


nei tiranti di uno dei cassoni dell'artiglieria. «Ehi, il cavallo!... Metti a posto! Cascherà... Ehi, mica ci vedono!...» si gridava ugualmente da tutte le file del reggimento. Un'altra volta l'attenzione generale si rivolse a un piccolo cane marrone, venuto fuori da chissà dove, che trottava affaccendato con la coda ben ritta in alto davanti alle file dei soldati e, a un tratto, lanciò un guaito per una palla di cannone caduta lì vicino, e si buttò da una parte con la coda fra le zampe. Per tutto il reggimento si levarono risate e schiamazzi. Ma le distrazioni di questo genere duravano pochi minuti, e gli uomini stavano lì già da più di otto ore senza mangiare e senza far nulla, sotto l'incubo incessante della morte, e i visi pallidi e accigliati diventavano sempre più impalliditi e accigliati.   
   Accigliato e pallido esattamente come tutti gli altri uomini del reggimento, il principe Andrej passeggiava avanti e indietro su un prato vicino al campo d'avena, da un limite all'altro, con le mani intrecciate dietro la schiena e il capo basso. Non aveva niente da fare, né da ordinare. Tutto si faceva da sé. I morti venivano trascinati dietro lo schieramento, i feriti portati via, le file si riformavano. Se dei soldati si allontanavano, tornavano subito indietro frettolosamente. In un primo tempo, ritenendo suo dovere risvegliare il coraggio dei soldati ed essere d'esempio, il principe Andrej si era messo a camminare fra le file, ma poi si era persuaso che non aveva nulla da insegnare a nessuno. Tutte le energie della sua anima, esattamente come quelle di ogni soldato, erano inconsciamente rivolte al trattenersi dal contemplare l'orrore della situazione in cui si trovavano. Egli camminava sul prato, trascinando le gambe, calpestando l'erba e osservando la polvere che gli ricopriva gli stivali; altre volte, invece, camminava a grandi passi cercando di seguire

Questo capitolo in: Inglese Francese Tedesco Avanti