Indice   [800x750]    Website Info


lo faceva sottovoce, sussurrando; e subito si passava di nuovo alle questioni generali: fra tutte quelle persone non si notavano né sorrisi, né scherzi, né risa. Tutti, evidentemente, cercavano con la medesima cura di tenersi all'altezza della situazione. E tutti i gruppi, conversando fra loro, si sforzavano di restare vicini al comandante supremo (la cui panca costituiva il centro dei gruppi) e parlavano in modo che egli potesse sentirli. Il comandante supremo ascoltava, a tratti si faceva ripetere ciò che dicevano intorno a lui, ma personalmente non entrava nel discorso e non esprimeva alcuna opinione. Per lo più, dopo aver ascoltato i discorsi dell'uno o dell'altro gruppo, con aria delusa - come se parlassero di tutt'altro da ciò che lui desiderava sapere, - si voltava dall'altra parte. Alcuni parlavano della posizione che era stata scelta, criticando non tanto la posizione in sé quanto le capacità intellettuali di quelli che l'avevano scelta; altri insistevano nel dimostrare che lo sbaglio era stato fatto prima, che bisognava accettare battaglia già due giorni prima; altri ancora parlavano della battaglia di Salamanca, di cui andava raccontando il francese Crossart, arrivato allora allora in uniforme spagnola. (Questo francese discuteva dell'assedio di Saragozza con uno dei principi tedeschi che prestavano servizio nell'esercito russo, e considerava la possibilità di difendere Mosca nello stesso modo). In un quarto gruppo il conte Rastopèin diceva di essere pronto a morire sotto le mura della capitale assieme alla milizia di Mosca, ma che comunque non poteva non rammaricarsi di essere stato lasciato completamente all'oscuro della situazione, e che, se l'avesse saputo prima, tutto sarebbe andato diversamente... Un quinto gruppo di persone, esibendo tutta la profondità delle loro considerazioni strategiche, parlava della direzione che le truppe avrebbero dovuto prendere. Un sesto gruppo diceva vere e proprie

Questo capitolo in: Inglese Francese Tedesco Avanti