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non si poteva certo andare con le signorine e con i domestici alle Tri Gory a combattere contro Napoleone; sapevano che bisognava partire, per quanto fosse penoso abbandonare alla rovina i propri averi. Partivano senza pensare al sublime significato che assumeva quell'immensa, ricca capitale abbandona dai suoi abitanti e da essi stessi, evidentemente, incendiata (dal momento che non distruggere, non bruciare le case ormai vuote non č nello spirito del popolo russo); partivano ciascuno per proprio conto: ma nello stesso tempo, solo per il fatto che partirono si compģ quel grandioso evento che resterą sempre la gloria pił bella del popolo russo. Quella signora che gią nel mese di giugno, coi suoi negretti e i suoi buffoni, si era trasferita da Mosca nella campagna di Saratov con la vaga coscienza di non essere una serva di Bonaparte, e con la paura che potessero fermarla per ordine del conte Rastopčin, compiva nel modo pił semplice e vero la grande impresa che salvņ la Russia. Il conte Rastopčin, invece, che ora insultava quelli che partivano, ora faceva evacuare le pubbliche amministrazioni, ora distribuiva inutili armi ad un'accozzaglia di ubriaconi, ora portava in processione le icone, ora sequestrava tutti i veicoli privati disponibili a Mosca, ora su centotrentasei carri trasportava il pallone aerostatico fabbricato da Leppich, ora alludeva al fatto che avrebbe incendiato Mosca, ora raccontava d'aver bruciato la propria casa e d'aver scritto un messaggio ai francesi in cui solennemente li biasimava per aver devastato il suo asilo d'infanzia; ora accettava la gloria d'aver incendiato Mosca, ora la respingeva, ora ordinava al popolo di catturare tutte le spie e di portarle a lui, ora lo rimproverava per questa stessa cosa, ora mandava via da Mosca tutti i francesi, ora lasciava in cittą la signora Aubert-Chalme che costituiva il centro di tutta la colonia francese di Mosca mentre, senza che quello avesse una

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