Indice   [800x750]    Website Info


seconda volta il poggio di Raevskij, Pierre si diresse, con una folla di soldati, lungo il burrone che portava a Knjazkovo; giunse al posto di medicazione; alla vista di tutto quel sangue, quelle grida e quei lamenti, si affrettò a proseguire oltre, mescolandosi alle folle di soldati.   
   L'unica cosa che adesso desiderava con tutte le sue forze era di uscire al più presto dalle terribili impressioni fra cui aveva passato tutta quella giornata, di ritornare alle consuete condizioni di vita e di addormentarsi tranquillamente in camera sua, sul suo letto. Sentiva che solamente nelle condizioni di vita che gli erano consuete sarebbe stato in grado di capire se stesso e tutto ciò che aveva visto e provato. Ma tali condizioni di vita erano troppo lontane da lui.   
   Sulla strada su cui camminava non fischiavano più le palle di cannone e le granate, ma dappertutto era la stessa cosa di laggiù, sul campo di battaglia. Gli stessi visi sofferenti, tormentati e, a volte, stranamente indifferenti; lo stesso sangue, gli stessi cappotti militari, lo stesso frastuono degli spari, che, per quanto lontani, incutevano sempre terrore; per di più, l'afa e la polvere erano opprimenti.   
   Quando ebbe percorso circa tre verste sulla strada maestra di Možajsk, Pierre si sedette sul margine della strada.   
   All'orizzonte, sulla terra, scendeva il crepuscolo e il rombo dei cannoni era cessato. Pierre si sdraiò appoggiato a un braccio e restò così a lungo, guardando le ombre che gli passavano davanti nell'oscurità. Gli sembrava, ad ogni istante, che una granata gli dovesse piombare addosso con un sibilo spaventoso; trasaliva e si sollevava. In seguito non ricordò più quanto tempo fosse rimasto in quel luogo. Nel mezzo della notte tre soldati, che avevano racimolato un po' di rami, si sistemarono vicino a lui e si misero a fare un falò.   

Questo capitolo in: Inglese Francese Tedesco Avanti