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   «Impossibile, signorina, ci abbiamo giŕ provato,» disse il dispensiere.   
   «No, aspetta, ti prego.» E Nataša cominciň a togliere dalla cassa i piatti e le scodelle avvolti nella carta.   
   «I piatti qui, fra i tappeti,» disse.   
   «Ma solo di tappeti ce n'č ancora da riempire piů di tre casse,» disse il dispensiere.   
   «Ma aspetta, per piacere.» E Nataša si mise a vuotare la cassa e a scegliere gli oggetti con rapiditŕ e destrezza. «Questi no,» disse dei piatti di Kiev, «questi sě, fra i tappeti,» disse dei piatti di Sassonia.   
   «Ma lascia stare, Nataša; basta, via, sistemiamo tutto noi,» disse in tono di rimprovero Sonja.   
   «Eh, signorina!» diceva il maggiordomo.   
   Ma Nataša non si arrese, tirň fuori tutto dalla cassa e cominciň di nuovo a riempirla rapidamente dopo aver deciso che non era assolutamente il caso di portar via i modesti tappeti di fattura domestica e le stoviglie superflue. Ed effettivamente, eliminata tutta la roba di poco valore, tutto quello che non valeva la pena di portarsi dietro, tutta la roba di valore si riuscě a sistemarla in sole due casse. Solo che il coperchio della cassa dei tappeti non voleva chiudersi. Si sarebbero potute togliere alcune cose, ma Nataša insisteva. Tentava di accomodare meglio, di sistemare diversamente, obbligava il dispensiere e Petja (che s'era trascinato dietro nel lavoro d'imballaggio) a premere sul coperchio e faceva lei stessa sforzi disperati.   
   «Ma basta, Nataša,» le disse Sonja. «Vedo che avevi ragione, ma togli quel che c'č sopra.»   
   «Non voglio!» gridň Nataša, scostandosi con la mano i capelli che le

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