Indice   [800x750]    Website Info


ricadevano sul volto sudato e con l'altra continuando a schiacciare i tappeti. «Su, forza spingi, Petja, spingi! Vasilič, spingi!» gridava.   
   I tappeti si appiattirono e il coperchio si chiuse. Battendo le mani, Nataša si mise a urlare di gioia e le spuntarono le lacrime agli occhi. Ma fu cosa di un attimo. Subito mise mano a un altro lavoro; tutti ormai avevano piena fiducia in lei e il conte non si arrabbiň quando gli dissero che Natalja Il'inična aveva mutato un suo ordine e i domestici andavano da lei a chiedere se legare o no il carro e se era carico abbastanza. Le cose procedevano piů spedite grazie all'intervento di Nataša: si lasciavano le cose inutili e si imballavano nel modo meno ingombrante quelle di valore.   
   Ma per quanto tutta la servitů si desse da fare al massimo, a tarda notte non s'era ancora riusciti a imballare tutto. La contessa si era addormentata e anche il conte andň a dormire rimandando la partenza al mattino.   
   Sonja e Nataša, senza svestirsi, dormirono nella stanza dei divani.   
   In nottata un altro ferito passň per via Povarskaja e Mavra Kuzminična, che stava sul portone, lo fece entrare in casa Rostov. Quel ferito, cosě pensava Mavra Kuzminična, doveva essere una persona molto importante. Lo trasportavano infatti in un calesse completamente chiuso dal mantice e con la cappotta calata. In cassetta, insieme al cocchiere, stava seduto un anziano, rispettabile cameriere. Seguiva una carrozza con un medico e due soldati.   
   «Accomodatevi da noi, prego. I padroni partono, la casa č vuota,» disse la vecchia rivolgendosi al vecchio cameriere.   
   «Eh,» rispose il cameriere con un sospiro, «non speriamo nemmeno di poterlo condurre a casa! Abbiamo una casa nostra, a Mosca, ma č lontana e ora č disabitata.»   

Questo capitolo in: Inglese Francese Tedesco Avanti