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   «Venite da noi, vi prego, in casa dei miei padroni c'č tutto quello che occorre,» disse Mavra Kuzminična. «Ma sta molto male?» soggiunse.   
   Il cameriere fece un gesto con una mano.   
   «Non speriamo nemmeno di poterlo condurre a casa. Bisognerebbe domandare al medico...»   
   E il cameriere scese di cassetta e si avvicinň alla carrozza.   
   «Va bene,» disse il dottore.   
   Il cameriere tornň al calesse, ci diede un'occhiata dentro, scosse la testa, ordinň al cocchiere di svoltare nel cortile e poi si fermň accanto a Mavra Kuzminična.   
   «Signore Iddio!» mormorň lei   
   Mavra Kuzminiéna propose di portare il ferito su in casa.   
   «I padroni non diranno nulla...» diceva.   
   Ma bisognava evitare le scale e perciň il ferito venne trasportato nel padiglione annesso alla casa e adagiato nella vecchia camera di m.me Schoss. Il ferito era il principe Andrej Bolkonskij.   
   

   Capitolo XV   

   
   Sorse l'ultimo giorno di Mosca. Era una limpida, lieta giornata autunnale. Era domenica. Come in tutte le altre domeniche, da tutte le chiese le campane invitavano a messa. Nessuno ancora, a quanto pareva, capiva quel che aspettava Mosca.   
   Soltanto due sintomi, della vita sociale, riflettevano l'esatta situazione di Mosca: la plebe, ossia i poveri, e i prezzi. Operai, domestici, contadini, in una folla immensa a cui si univano funzionari, seminaristi e nobili, all'alba di quel giorno, si incamminarono verso le

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