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Tri Gory. Dopo aver sostato a lungo lassù, stanchi di aspettare Rastopèin, e convinti che Mosca sarebbe stata abbandonata, tutti costoro si sparpagliarono per Mosca, per bettole e trattorie. Anche i prezzi quel giorno indicavano la reale situazione. I prezzi delle armi, dell'oro, dei carri e dei cavalli continuavano a salire, mentre i prezzi delle cotonate e degli articoli di lusso continuavano a scendere, tanto che verso la metà della giornata ci furono casi in cui merci costose, come le stoffe, furono portate via dai vetturali a metà prezzo, mentre per un cavallo di contadini venivano pagati cinquecento rubli; quanto ai mobili, agli specchi e ai bronzi, invece, venivano dati via per nulla.   
   Nella nobile e vecchia casa dei Rostov il disgregarsi delle consuete condizioni di vita aveva avuto riflessi assai deboli. Avvenne soltanto che di tutta la numerosa servitù nella notte scomparvero tre uomini, ma niente era stato rubato; e per quanto riguardava i prezzi, risultò che i trenta carri giunti dalle campagne costituivano un'immensa ricchezza che molti invidiavano e per la quale offrivano ai Rostov somme enormi. Non solo venivano offerte somme enormi per quei carri, ma fin dalla sera e dall'alba del I° settembre, nel cortile dei Rostov giunsero numerosi attendenti e domestici inviati dagli ufficiali feriti, che si unirono agli stessi feriti alloggiati in casa Rostov e nelle case vicine a supplicare i domestici di fare l'impossibile perché i padroni concedessero loro qualche carro per uscire da Mosca. Il maggiordomo al quale rivolgevano simili richieste, benché provasse compassione per i feriti, rifiutava categoricamente, dicendo che non aveva nemmeno il coraggio di parlarne al conte. Per quanta pena facessero i feriti costretti a rimanere lì, era evidente che se si fosse dato un carro, non ci sarebbe stato motivo per non darne un altro e poi un altro ancora, e poi tutti, fino alle vetture

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