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   «Vi siete trovato alla battaglia, abbiamo sentito dire?»   
   «Sì, mi ci sono trovato,» rispose Pierre. «Domani ce ne sarà un'altra!...» fece per cominciare, ma Nataša lo interruppe:   
   «Ma cos'avete conte? Non sembrate più voi...»   
   «Ah, non me lo chiedete, non me lo chiedete, anch'io non ci capisco nulla. Domani... Ma no! Addio, addio,» disse, «tempi terribili!»   
   E, restando indietro alla carrozza, si ritirò verso il marciapiede.   
   Nataša restò affacciata ancora per un pezzo al finestrino, irraggiando verso di lui un sorriso affettuoso e felice anche se lievemente ironico.   
   

   Capitolo XVIII   

   
   Erano già due giorni che Pierre, scomparso da casa, viveva nell'appartamento vuoto del defunto Bazdeev. Ecco com'era andata.   
   Il giorno successivo al suo ritorno a Mosca e al suo incontro con Rastopèin, Pierre s'era svegliato e per un bel pezzo non era riuscito a capire dove si trovasse e che cosa si volesse da lui. Quando, fra i nomi delle varie persone che l'aspettavano in anticamera, gli avevano riferito che c'era anche un francese con una lettera da parte della contessa Elena Vasilievna, era caduto improvvisamente in preda a quella sensazione di confusione e di sconforto a cui era incline ad abbandonarsi. Improvvisamente gli era parso che tutto fosse ormai finito, che tutto si fosse confuso, che nessuno avesse più torto né ragione, che il futuro non avrebbe portato più nulla, e che non ci fosse nessuna via d'uscita da quella situazione. Sorridendo in modo innaturale e brontolando chissà che cosa, o sprofondava in una poltrona in un'attitudine d'impotenza, o si alzava e si avvicinava alla porta per spiare in anticamera attraverso una

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