lacero cappotto e gli stivali scalcagnati che indossava.
«Ma voi perché avevate bisogno del conte?» domandò.
«Ormai... che farci!» esclamò con dispetto l'ufficiale e portò la mano al cancello come per riandarsene. Ma poi si fermò di nuovo, indeciso.
«Vedete?» disse a un tratto. «Io sono un parente del conte e lui è sempre stato buono con me. Sicché, vedete (e guardò con un sorriso buono e divertito il proprio mantello e gli stivali), sono vestito di stracci e non ho più un soldo in tasca, così volevo chiedere al conte...»
Mavra Kuzminièna non lo lasciò finire.
«Aspettate un momentino, batjuška. Solo un momentino,» disse.
E, non appena l'ufficiale tolse la mano dal cancello, Mavra Kuzminièna si voltò e si avviò a passi lesti verso il fondo del cortile, dov'era la sua abitazione.
Mentre lei correva verso la casa, l'ufficiale, a testa bassa, si mise a passeggiare nel cortile guardandosi le scarpe rotte con un leggero sorriso sulle labbra. «Che peccato non aver trovato lo zio. Ma che brava vecchietta! Dove sarà scappata? E come farò a sapere qual è la via più corta per raggiungere il reggimento, che adesso dev'essere ormai vicino a via Rogožskaja?» pensava nel frattempo il giovane ufficiale.
Dall'angolo sbucò Mavra Kuzminièna con un viso spaventato e nello stesso tempo deciso, portando fra le mani un fazzoletto a quadri avvoltolato. Quando era ancora a qualche passo di distanza, svolgendo il fazzoletto, ne estrasse una bianca banconota da venticinque rubli, e la diede frettolosamente all'ufficiale.
«Se Sua Eccellenza fosse stato in casa, lui certo vi avrebbe trattato da parente, ma ecco forse... per adesso...»
Mavra Kuzminièna s'intimidì e si confuse. Ma l'ufficiale, senza