camici e caffetani laceri.
«Dovrebbe pagarli in modo giusto, i suoi dipendenti!» diceva un artigiano magro con la barba rada e le sopracciglia aggrottate. «Invece ci ha succhiato il sangue e noi dovremmo essere soddisfatti? Ci ha preso in giro per tutta la settimana. Ci ha portato all'esasperazione e poi se l'è svignata.»
Alla vista di quella folla e dell'uomo sanguinante, l'artigiano tacque e tutti i calzolai, con premurosa curiosità, si unirono alla folla in cammino.
«Dove va questa gente?»
«Dov'è giusto! dalle autorità.»
«Ma come, le nostre forze non hanno preso il sopravvento?»
«E tu che ti credevi? Sta a sentire cosa dice la gente.»
Si sentivano domande e risposte. L'oste, approfittando dell'aumentare della folla, restò indietro al grosso, e tornò indietro verso la sua bettola.
Il giovane alto, senza accorgersi della scomparsa del suo nemico, non la smetteva di parlare, sempre agitando il braccio nudo e attirando su di sé l'attenzione generale. Era prevalentemente attorno a lui che si stringeva la gente, pensando di avere da lui la risposta degli interrogativi che assillavano tutti.
«Ci mostri lui se questo è l'ordine, se questa è la legge, per questo c'è l'autorità! Dico bene, cristiani?» diceva il giovane alto con un impercettibile sorriso. «Che cosa crede, che non ci siano più le autorità? Si può forse andare avanti senza autorità? Ne saccheggerebbero pochi, allora, di spacci!»
«È inutile parlare a vanvera!» facevano eco nella folla. «E tu ci credi