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corridoio, in cui si era fatto di nuovo silenzio, si udì distintamente il bussare di parecchie mani alla porta d'entrata.   
   

   Capitolo XXVIII   

   
   Pierre, che aveva deciso di non rivelare né il suo nome, né la sua conoscenza del francese fino al momento in cui non avrebbe realizzato il suo progetto, se ne stava sulla porta socchiusa del corridoio, pensando di nascondersi appena fossero entrati i francesi. Ma i francesi entrarono, Pierre restò sulla porta: un'invincibile curiosità lo tratteneva.   
   Erano in due. Uno era un ufficiale, un bell'uomo alto e spavaldo; l'altro (un soldato, evidentemente, o un attendente) era un uomo tarchiato, magro e abbronzato, con le guance incavate e un'espressione ottusa. L'ufficiale, zoppicando e appoggiandosi a un bastone, veniva avanti per primo. Dopo aver fatto alcuni passi, come se si fosse convinto che quell'appartamento andava bene, l'ufficiale si fermò, si voltò indietro verso i soldati che stavano sulla porta e con voce forte e imperiosa gridò loro di far entrare i cavalli. Dopo di che l'ufficiale sollevò ben alto il gomito con gesto baldanzoso, si ravviò i baffi e portò la mano al cappello.   
   «Bonjour, la compagnie!» esclamò allegramente, sorridendo e guardandosi attorno.   
   Nessuno rispose nulla.   
   «Vous êtes le bourgeois?» si rivolse l'ufficiale a Gerasim.   
   Questi lo guardava con un'espressione spaurita e interrogativa.   
   «Quartire, quartire, logement,» disse l'ufficiale, guardando dall'alto in basso, con un sorriso condiscendente e bonario, il piccolo Gerasim.

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