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francesi nei più vari abbigliamenti. Pierre non vi fece attenzione. Aveva fretta di trovare la famiglia del funzionario per consegnare la bambina alla madre e ritornare sul luogo dell'incendio per rendersi utile. Sentiva di dover fare ancora molte cose e che non aveva tempo da perdere. Tutto accaldato, per l'incendio e la corsa, in quei momenti Pierre avvertiva con maggior forza quella sensazione di giovinezza, di eccitazione e di risolutezza, che l'avevano invaso quando s'era lanciato a mettere in salvo la bimba. Questa, adesso, si era chetata e, aggrappandosi con le manine al caffetano di Pierre, gli stava appollaiata sul braccio e si gettava intorno occhiate spaurite come una bestiolina selvatica. Pierre ogni tanto la sbirciava e sorrideva lievemente. Gli pareva di scorgere, in quella faccina spaventata e malaticcia, un'espressione di angelica, commovente innocenza.   
   Né il funzionario, né sua moglie erano più al posto di prima. Pierre camminava a rapidi passi fra la folla, scrutando le persone che gli capitavano sott'occhio. Senza volerlo fu attratto da una famiglia di georgiani, o armeni, composta da un bell'uomo molto vecchio, con una faccia di tipo orientale, che aveva indosso un pellicciotto di montone, nuovo come gli stivali che calzava, da una vecchia dello stesso tipo e da una giovane donna. Quella donna, assai giovane, parve a Pierre un modello perfetto di bellezza orientale: folte e arcuate sopracciglia nere, volto ovale, eccezionalmente dolce e bello, soffuso di un lieve colorito e privo di qualsiasi espressione. Tra le masserizie sparpagliate in terra, in mezzo alla folla sulla piazza, quella donna, col suo ricco mantello di raso e col capo coperto da un vivace fazzoletto lilla, faceva pensare a una delicata pianta di serra buttata sulla neve. Era seduta sui fagotti, un po' indietro alla vecchia, e guardava in terra con grandi occhi neri,

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