mantella che nel frattempo, dondolandosi lentamente, si era accostato alla giovane donna e, levate le mani di tasca, l'aveva afferrata per il collo.
La bella armena restava immobile, con le lunghe ciglia abbassate, e sembrava non vedere e non sentire ciò che le faceva il soldato.
Nel tempo che Pierre percorse i pochi passi che lo separavano dai francesi, l'alto saccheggiatore con la mantella aveva già strappato dal collo dell'armena la collana, e la giovane donna, portandosi le mani al collo, s'era messa a gridare con voce lacerante.
«Laissez cette femme!» si mise a urlare, furibondo, Pierre e afferrando il soldato curvo per le spalle, lo spinse indietro.
Il soldato cadde, si rialzò e scappò via. Ma il suo compagno, gettati via gli stivali, estrasse la daga e avanzò minaccioso verso Pierre.
«Voyons, pas de bêtises!» gridò.
Pierre era in preda a uno di quei suoi accessi di furore in cui non capiva più nulla, e le sue forze si decuplicavano. Si buttò sul francese scalzo e, prima che questo riuscisse a estrarre la daga, l'aveva già fatto cadere in terra e lo tempestava di pugni. Un grido d'approvazione si alzò dalla folla circostante, e nello stesso momento una pattuglia di ulani francesi a cavallo sbucò dall'angolo della strada. Gli ulani si diressero a trotto verso Pierre e il francese, e li circondarono. Pierre non ebbe alcuna coscienza di quanto accadde dopo. Ricordava di aver colpito qualcuno, poi di essere stato colpito a sua volta e, infine, s'era accorto di avere le mani legate, mentre un gran numero di soldati francesi gli stava intorno e lo perquisiva.
«Il a un poignard, lieutenant,» furono le prime parole che Pierre comprese.
«Ah, une arme!» disse l'ufficiale e si rivolse al soldato scalzo che