Così ora la gioia maggiore dei cortigiani derivava sia dalla notizia della nostra vittoria, sia dal fatto che questa notizia fosse giunta proprio il giorno dell'anniversario dell'imperatore. Era come una ben riuscita surprise. Nel dispaccio di Kutuzov si parlava anche delle perdite dei russi, e fra queste si faceva il nome di Tuckov, Bagration, Kutajsov. Anche il lato doloroso dell'avvenimento, nel ristretto mondo pietroburghese, si concentrava, involontariamente, intorno a un unico fatto: la morte di Kutajsov. Tutti lo conoscevano, l'imperatore gli voleva bene, era un uomo giovane e interessante. Quel giorno tutti dicevano, incontrandosi:
«Che sorprendente coincidenza! Proprio durante la funzione! Ma che perdita, Kutajsov! Ah, che peccato!»
«Che cosa vi avevo detto di Kutuzov?» diceva adesso il principe Vasilij con l'orgoglio del profeta, «io l'avevo sempre detto che era l'unico in grado di battere Napoleone.»
Ma il giorno dopo non giunse nessun'altra notizia dall'esercito, e l'opinione pubblica diventò inquieta. I cortigiani soffrivano dell'ansia in cui la mancanza di notizie teneva l'imperatore.
«Che situazione, quella del nostro sovrano!» dicevano i cortigiani, e non erano più esultanti come due giorni prima, ma biasimavano Kutuzov, che era la causa dell'ansia del sovrano.
Anche il principe Vasilij, quel giorno, non si vantava più del suo protégé Kutuzov, ma rimaneva in silenzio quando il discorso cadeva sul comandante supremo. La sera di quello stesso giorno, inoltre, tutto parve combinarsi per gettare nell'allarme e nell'inquietudine gli abitanti di Pietroburgo: al resto si aggiunse la terribile notizia che la contessa Elena Bezuchova era prematuramente spirata per un terribile attacco di