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caro, tra le braccia dell'uomo che le era caro. Nikolaj notò anche questo sguardo e, come se ne avesse colto il significato, arrossì di piacere e si mise a baciare il bambino con bonaria allegria.   
   A causa del lutto la principessina Mar'ja non usciva mai di casa, e Nikolaj non ritenne opportuno ripetere la sua visita, ma la governatrice continuava nelle sue mene matrimoniali e, dopo aver riferito a Nikolaj ciò che di lusinghiero aveva detto di lui la principessina Mar'ja, e viceversa, insistette perché Rostov si dichiarasse alla principessina. Per rendere possibile la dichiarazione, infine, combinò un incontro fra i due giovani dall'arcivescovo, prima della messa.   
   Nikolaj disse alla governatrice che non intendeva dichiararsi alla principessina Mar'ja, e tuttavia promise di essere presente.   
   Come a Tilsitt non si era permesso di dubitare se fosse bene o male ciò che tuti riconoscevano come un bene, così anche adesso, dopo una breve ma sincera lotta fra il tentativo di organizzare la sua vita secondo i propri criteri, e la rassegnata sottomissione alle circostanze, Rostov scelse quest'ultimo partito e si abbandonò completamente a quella forza che (ne aveva viva la percezione) lo trascinava irresistibilmente verso il punto stabilito dal destino. Sapeva bene che, avendo fatto quella promessa a Sonja, dichiarare ora i propri sentimenti alla principessina Mar'ja era esattamente quello che definiva una bassezza. E sapeva anche che non sarebbe mai stato capace di commettere una bassezza. Ma sapeva (anzi non lo sapeva, ma lo sentiva nel profondo dell'anima) che ora, abbandonandosi in balia delle circostanze e delle persone che lo guidavano, non solo non faceva nulla di male, ma faceva qualcosa di molto, molto importante, più importante di qualsiasi azione da lui mai compiuta.   
   Dopo il colloquio con la principessina Mar'ja, sebbene la sua vita

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