Nicolas, che amava più di ogni altra cosa al mondo. Adesso invece il suo sacrificio avrebbe dovuto consistere nel rinunciare a ciò che per lei rappresentava la ricompensa stessa del sacrificio, tutto il significato della sua vita. E, per la prima volta nella sua vita, aveva provato un senso di rancore nei confronti di chi l'aveva beneficata per poi farla soffrire così crudelmente; aveva provato invidia per Nataša, che la vita aveva preservato da simili esperienze, che non aveva mai avuto bisogno di sacrificarsi, e anzi aveva costretto gli altri a farlo per lei, eppure tutti le volevano bene. Così, per la prima volta, Sonja aveva sentito che il suo quieto, casto amore per Nicolas cominciava a trasformarsi in un sentimento che trascendeva le buone regole, la virtù e la religione. Sotto l'influsso di questo sentimento, inconsciamente, ammaestrata da tutta una vita di dipendenza e di riservatezza, dopo aver dato risposte vaghe alla contessa, evitava in ogni modo di parlarle, e in cuor suo aveva deciso di attendere il prossimo ritorno di Nikolaj non per rendergli la libertà, bensì, al contrario, per legarsi a lui per sempre.
Il daffare e le ansie degli ultimi giorni trascorsi a Mosca dai Rostov avevano soffocato, nell'animo di Sonja, i cupi pensieri che la tormentavano. Era stata addirittura contenta di esserne distolta da tutte quelle incombenze di ordine pratico. Ma quando aveva saputo della presenza del principe Andrej nella loro casa, nonostante la sincera compassione che nutriva per lui e Nataša si era abbandonata alla sensazione, gioiosa e superstiziosa, che Dio non volesse la sua separazione da Nikolaj. Sapeva che Nataša aveva amato soltanto il principe Andrej e non aveva mai smesso di amarlo. Sapeva che adesso, ritrovatisi in circostanze così terribili, avrebbero ritrovato anche il loro amore di un tempo, e che allora Nikolaj, in virtù della parentela che si sarebbe stabilita fra loro, non avrebbe