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   Ciascuno di costoro, in seguito sarebbe riafforato nella memoria di Pierre come attraverso una nebbia: mentre Platon Karataev gli si impresse per sempre nella mente e nell'anima come il ricordo più tenace e più caro, come la personificazione di tutto ciò che è di russo, buono e rotondo. Quando all'alba del giorno seguente, Pierre potè vedere il suo vicino, quella prima impressione di qualcosa di rotondo gli si confermò appieno: la figura di Platon, con il suo pastrano francese stretto in vita da una corda, il berretto a visiera e i lapti, era interamente rotonda; la sua testa era del tutto rotonda. La schiena, il petto, le spalle, persino le braccia, che teneva sempre in un certo modo come se fosse sul punto di abbracciare qualcuno, erano rotonde, il gradevole sorriso, i grandi, teneri occhi erano bruni e rotondi.   
   Platon Karataev doveva avere più di cinquant'anni, almeno stando ai suoi racconti sulle campagne cui aveva partecipato da quando aveva iniziato il servizio militare. Lui stesso non sapeva né avrebbe mai potuto stabilire con precisione quanti anni avesse. Ma i denti forti e bianchi, che gli si scoprivano tutti in due perfetti semicerchi quando rideva (cosa che gli succedeva di frequente), erano belli e sani dal primo all'ultimo; nella sua barba e nei capelli non c'era un solo filo bianco, e tutto il suo corpo dimostrava agilità e, più ancora, resistenza e robustezza.   
   Il suo volto, a dispetto delle piccole, rotonde rughe, aveva una espressione di innocenza e di giovinezza; la voce aveva un timbro gradevole, melodioso. Ma quel che distingueva il suo modo di parlare era l'immediatezza e la praticità. Evidentemente, egli non pensava mai a ciò che aveva appena detto o a ciò che stava per dire: da questo derivava la particolare, irresistibile forza di persuasione implicita nella rapidità e sicurezza delle sue intonazioni.   

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