Indice   [800x750]    Website Info


che lui le avrebbe detto delle parole blande, tenere, come quelle che le aveva detto suo padre prima di morire, e che lei non lo avrebbe sopportato e sarebbe scoppiata a piangere davanti a lui. Ma sapeva che, presto o tardi, doveva succedere, e s'era decisa a entrare nella stanza. Il pianto le saliva in gola, sempre più su, sempre più su, a misura che i suoi occhi miopi andavano distinguendo nella penombra la sagoma del suo corpo, cercando di scorgere i suoi lineamenti; finché, ecco, vide il suo viso e incontrò il suo sguardo.   
   Era disteso sul divano, sollevato sui guanciali, in una vestaglia di petit-gris. Era magro e pallido. Una mano, d'un biancore diafano, teneva un fazzoletto; l'altra toccava, con tenui movimenti delle dita, i sottili, lunghi baffi. I suoi occhi guardavano i nuovi arrivati.   
   Vedendo il suo viso e incrociando il suo sguardo, la principessina Mar'ja aveva rallentato il passo e improvvisamente aveva sentito che le lacrime le si erano asciugate e i singhiozzi si erano fermati. L'espressione del suo viso e del suo sguardo le avevano dato, di colpo, un'intensa sensazione di timidezza, di colpevolezza.   
   «Ma di che cosa sono colpevole?» si domandò. «Di vivere e di pensare alle cose della vita, mentre io...» rispose lo sguardo freddo, severo di lui.   
   In quello sguardo profondo, che sembrava fisso non fuori di sé, ma dentro di sé, c'era quasi dell'ostilità, quando, lentamente, lo portò sulla sorella e su Nataša.   
   Si baciò con la sorella la mano nella mano, com'era loro abitudine.   
   «Benvenuta, Marie, come hai fatto ad arrivare fin quaggiù?» disse con una voce indifferente ed estranea, come il suo sguardo.   
   Se avesse lanciato un grido disperato, quel grido avrebbe fatto meno

Questo capitolo in: Inglese Francese Tedesco Avanti