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   «Io non ti ho detto nulla, ma a te qualcuno ha già parlato. E questo mi rattrista.»   
   Le chiazze di rossore riapparvero ancor più vive sulla fronte, sul collo e sulle guance della principessina Mar'ja. Avrebbe voluto parlare, ma non riusciva a dire una sola parola. Il fratello aveva indovinato: la piccola principessa dopo il pranzo era scoppiata a piangere; aveva detto di presagire un parto sfortunato e di averne paura, e si era lamentata del suo destino, del suocero e del marito. Dopo aver pianto si era addormentata. Il principe Andrej provò un senso di pietà per sua sorella.   
   «Senti, Maša: di nulla ho rimproverato, rimprovero o rimprovererò mia moglie; né ho alcun motivo di rimproverare me stesso nei suoi confronti; e così sarà sempre, in qualunque circostanza io venga a trovarmi. Ma se vuoi sapere la verità... Vuoi sapere se io sono felice? No. E lei è felice? No. E perché? Non lo so...»   
   Così dicendo egli si alzò, si avvicinò alla sorella e, chinandosi, la baciò sulla fronte. I magnifici occhi di lei s'erano illuminati di intelligenza e di bontà, brillavano d'un insolito splendore, ma egli non guardava la sorella, ma il vano buio della porta aperta, sopra la testa di lei.   
   «Andiamo da Lise, bisogna che le dica addio! Oppure va' tu sola; svegliala, ed io verrò subito dopo. Petruška!» gridò poi al cameriere. «Vieni qui, riponi questa roba: questo sotto il sedile e quest'altro a destra.»   
   La principessina Mar'ja si alzò e si diresse verso la porta. Qui si fermò.   
   «André, si vous aviez la foi, vous vous seriez adressé à Dieu, pour qu'il vous donne l'amour que vous ne sentez pas et votre prière, aurait

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