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été exaucée.»   
   «Sì, forse è così!» disse il principe Andrej. «Va', Maša; vi raggiungo subito.»   
   Mentre andava verso la camera della sorella, lungo la galleria che collegava le due ali della casa, il principe Andrej incontrò M.lle Bourienne che sorrideva graziosamente e che già per la terza volta, quello stesso giorno, gli capitava davanti in passaggi solitari con un sorriso incantato e ingenuo.   
   «Ah! je vous croyais chez vous,» disse, chissà perché arrossendo e abbassando gli occhi.   
   Il principe Andrej la guardò severamente. La sua faccia all'improvviso mostrò una palese irritazione. Non le disse nulla, ma, senza guardarla negli occhi, la fissò sulla fronte e sui capelli con tale disprezzo che la piccola francese arrossì tutta e si allontanò senza aggiunger parola. Quando egli si avvicinò alla stanza della sorella, la principessa si era già svegliata e dalla porta aperta si udiva la sua vocina gaia che incalzava frettolosamente una parola dopo l'altra. Parlava come se, dopo un lungo silenzio, avesse voluto recuperare il tempo perduto.   
   «Non, mais figurez-vous, la vieille comtesse Zouboff avec de fausses boucles et la bouche pleine de fausses dents, comme si elle voulait défier les années... Ah, ah, ah, Marie!»   
   Il principe Andrej aveva già sentito, dalla voce di sua moglie, quell'identica frase sulla principessa Zubova e quella stessa risata almeno cinque volte davanti a persone diverse. Entrò silenziosamente nella camera. La principessa, grassoccia, accesa in volto, col suo lavoro tra le mani, era seduta in poltrona e parlava senza posa, passando in rassegna vari ricordi e persino frasi del mondo di Pietroburgo. Il principe Andrej

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