si avvicinò, la carezzò sul capo e domandò se si era riposata del viaggio. Lei rispose e continuò lo stesso discorso.
La carrozza con sei cavalli aspettava davanti alla scalinata d'ingresso. Fuori era una buia notte d'autunno. Il cocchiere non riusciva a discernere il timone della carrozza. All'ingresso si affaccendavano varie persone, reggendo lanterne. L'enorme casa ardeva di luci attraverso le sue grandi finestre. In anticamera si affollavano i servitori che volevano congedarsi dal giovane principe; in sala stavano tutti i familiari: Michajl Ivanoviè, M.lle Bourienne, la principessina Mar'ja e la principessa. Il principe Andrej era stato chiamato nello studio del padre, che voleva congedarsi da lui da solo a solo. Tutti aspettavano che uscissero.
Quando il principe Andrej era entrato nello studio, il vecchio principe era seduto al tavolo e scriveva. Indossava la veste da camera bianca, con la quale non si mostrava a nessuno eccetto il figlio, e aveva i suoi occhiali all'antica. Si voltò.
«Parti?» disse. E riprese a scrivere.
«Sono venuto a prender congedo da voi.»
«Baciami qui,» gli indicò la guancia. «Grazie, grazie!»
«Per che cosa mi ringraziate?»
«Perché non hai voluto rinviare la partenza. Perché non te ne stai attaccato a una sottana. Il servizio prima di tutto. Grazie, grazie!» E continuò a scrivere così d'impeto che schizzavano spruzzi dalla penna scricchiolante. «Se hai bisogno di dirmi qualcosa, parla. Posso scrivere e ascoltarti insieme,» aggiunse.
«Sì, voglio parlarvi di mia moglie... Già mi vergogno di doverla lasciare sulle spalle...»