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brillanti; anche Bennigsen ebbe i brillanti e centomila rubli; gli altri ricevettero anch'essi, in proporzione al grado, varie cosette gradevoli. Dopo la battaglia, inoltre, furono decisi nuovi spostamenti nello Stato Maggiore.   
   «Ecco come vanno le cose, da noi: sempre alla rovescia!» dicevano, dopo la battaglia di Tarutino, gli ufficiali e i generali russi, esattamente come si dice ancor oggi, lasciando intendere che c'è sempre qualche stupido che fa le cose così, alla rovescia, mentre chi parla avrebbe agito in ben altro modo... Ma le persone che dicono queste cose, o non conoscono ciò di cui parlano, o deliberatamente ingannano se stesse. Ogni battaglia - Tarutino o Austerlitz o Borodino - si svolge in tutt'altro modo da quel che credeva chi l'ha preparata. È un dato di fatto costante.   
   Una quantità innumerevole di libere forze (in nessun luogo l'uomo è libero come in una battaglia, dove sono in gioco la sua vita e la sua morte) influisce sull'andamento di una battaglia: un andamento che non può mai esser conosciuto in anticipo e non coincide mai con l'indirizzo che una qualsiasi forza singola vorrebbe imprimergli.   
   Se più forze, impresse simultaneamente e in vario modo, agiscono su un corpo, la direzione che viene ad assumere il moto di questo corpo non potrà mai coincidere con una sola di quelle forze, ma sarà sempre una direzione media, la più breve, quella che in meccanica si esprime con la diagonale del parallelogramma delle forze.   
   Quando, nelle descrizioni degli storici, specialmente francesi, vediamo che guerre e battaglie si svolgono secondo il piano prestabilito, l'unica deduzione che possiamo trarne è che tali descrizioni non corrispondono al vero.   
   La battaglia di Tarutino, evidentemente, non conseguì lo scopo che Toll

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