fiume, ora il cagnolino che giocava fingendo di morderlo, ora i propri piedi scalzi che provava piacere a spostare sul terreno, muovendo le grosse dita sudicie. E ogni volta che posava lo sguardo sui propri piedi scalzi, un sorriso di animazione e di soddisfazione appariva sulle sue labbra. La vista di quei piedi nudi gli faceva tornare alla mente tutto ciò che aveva vissuto e compreso negli ultimi tempi, e quel ricordo gli faceva piacere.
Già da vari giorni il tempo era calmo, sereno, con lievi brinate alla mattina: la cosiddetta «estate delle vecchiette».Fuori, al sole, faceva caldo, e questo tepore, mischiato alla corroborante frescura della brinata mattutina, che ancora si poteva sentire nell'aria, era particolarmente gradevole.
Su tutto, sugli oggetti vicini e quelli più lontani, si posava quella magica luce cristallina che c'è soltanto in questo periodo dell'autunno. In lontananza apparivano le Vorob'ëvye Gory, col villaggio, la chiesa e un grande palazzo bianco. E gli alberi spogli, e la sabbia, le pietre, e i tetti delle case, e la verde guglia della chiesa, e gli angoli del bianco palazzo lontano, tutto questo si stagliava nell'aria trasparente con nettezza innaturale, con straordinaria finezza di profili. Più vicino si scorgevano le ben note rovine di una casa signorile mezzo incendiata, dove ora abitavano dei francesi, con gli arbusti di lillà ancora verdi lungo la palizzata. E persino quella casa crollata e in rovina, che quando il tempo era grigio disgustava per la sua bruttezza, adesso, nel vivido, immobile fulgore, aveva qualcosa di bello e di tranquillizzante.
Un caporale francese, sbottonato, in berretto, e una corta pipetta fra i denti, sbucò dietro l'angolo della baracca e, strizzando l'occhio amichevolmente, si avvicinò a Pierre: