rissa fra i prigionieri e i francesi, durante la quale Pierre era riuscito a calmare i suoi compagni). Alcuni prigionieri avevano sentito che Pierre discorreva con il caporale, e subito gli chiesero che cosa gli avesse detto. Mentre Pierre riferiva ai suoi compagni ciò che aveva saputo a proposito della partenza, sulla soglia della baracca comparve un soldato francese magro, giallo e lacero. Con un gesto rapido e timido, portando le dita alla fronte in segno di saluto, si rivolse a Pierre e gli domandò se stesse in quella baracca il soldato Platoche, al quale lui aveva dato da cucire una camicia.
Una settimana prima i francesi avevano ricevuto tela e cuoio da scarpe, e avevano incaricato i soldati prigionieri di confezionare per loro scarpe e camicie.
«È pronta, è pronta, bello mio!» disse Karataev, e venne avanti portando in mano una camicia accuratamente piegata.
Karataev, approfittando del caldo, e per comodità di lavoro, aveva indosso soltanto i pantaloni e una camicia lacera e nera come la terra. I suoi capelli, come usano gli artigiani, erano fermati da un legaccio di stoppa, e il suo viso tondo pareva ancor più tondo e simpatico.
«Quando do una parola, è quella! Ecco qui: ho detto venerdì e così ho fatto,» diceva Platon sorridendo e spiegando la camicia che aveva appena finito di cucire.
Il francese si guardò intorno inquieto, e dopo un'attimo di esitazione, si sfilò rapidamente la giubba e indossò la camicia. Non aveva camicia sotto la giubba dell'uniforme, portava solo un lungo panciotto di seta a fiori sul nudo, scarno torace. Il francese evidentemente temeva che i prigionieri, vedendolo così, scoppiassero a ridere e si affrettò a infilare la testa nella camicia. Nessuno dei prigionieri disse una parola.