«Guardati un po', ti sta proprio a pennello,» ripeteva Platon, aiutandolo a indossare la camicia.
Il francese, infilate la testa e le braccia, badava a esaminare la camicia che aveva indosso e ne controllava le cuciture.
«Che vuoi, bello mio, questa non è una sartoria e mancano gli attrezzi giusti, e poi lo dice anche il proverbio: se arnese non hai, manco un pidocchio accopperai,» disse Platon con un gran sorriso, evidentemente compiaciuto del proprio lavoro.
«C'est bien, c'est bien, merci, mais vous devez avoir de la toile de reste?» disse il francese.
«E andrà ancora meglio quando l'indosserai direttamente sulla carne,» disse Karataev, seguitando a rallegrarsi tutto della propria opera. «Ti starà bene e ti ci sentirai, a tuo agio...»
«Merci, merci, mon vieux, le reste?...» ripetè il francese sorridendo e, tirata fuori una banconota, la diede a Karataev. «Mais le reste...»
Pierre vedeva che Platon non voleva capire ciò che diceva il francese e, senza immischiarsi nella faccenda, li guardava. Karataev ringraziò per il denaro e continuò a tessere le lodi del suo lavoro. Il francese, da parte sua, continuava a insistere per riavere gli avanzi della tela e pregò Pierre di tradurre quanto diceva.
«E lui che se ne fa degli avanzi?» disse Karataev. «Per noi ne sarebbero venute fuori delle magnifiche pezze per i piedi. Be', faccia come vuole!» E Karataev, improvvisamente rattristatosi, tirò fuori dalla tasca un involtino di ritagli e lo porse al francese senza guardarlo in faccia. «Che roba!» disse e si allontanò. Il francese guardò la tela, riflettè per un attimo, lanciò un'occhiata interrogativa a Pierre e fu