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dovuto attaccare in massa, si sparpagliarono, perché lo spirito in loro era talmente alto che individui isolati batterono i francesi senza aver ricevuto ordini e senza che fossero necessarie costrizioni per affrontare fatiche e pericoli.   
   

   Capitolo III   

   
   La cosiddetta guerra partigiana ebbe inizio dal momento in cui il nemico entrò in Smolensk.   
   Già prima che la guerra partigiana venisse ufficialmente accettata dal nostro governo, migliaia di uomini dell'esercito nemico - ritardatari, saccheggiatori, foreggiatori - erano stati annientati dai cosacchi e dai contadini, i quali balzavano loro addosso istintivamente come i cani si avventano su un cane rabbioso in fuga. Denis Davydov, con il suo fiuto di russo, afferrò per primo l'importanza di quest'arma terribile che senza tener conto delle regole dell'arte militare annientava i francesi e a lui spetta la gloria di aver fatto il primo passo per legittimare questo metodo di guerra.   
   Il 24 agosto fu formato, primo tra tutti, il reparto partigiano di Davydov, cui altri ne seguirono. Col procedere della campagna, il numero di questi reparti si moltiplicò.   
   I partigiani erano intenti alla metodica distruzione della Grande Armata. Raccoglievano le foglie cadute che si staccavano da sole dall'albero secco - l'esercito francese - e ogni tanto gli davano una scrollata. In ottobre, mentre i francesi erano in fuga verso Smolensk, queste bande di varia grandezza e natura si contavano a centinaia. C'erano bande strutturate come un vero e proprio esercito, con fanteria,

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