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artiglieria, Stati Maggiori e ogni genere di comodità; ce n'erano di piccole, raccogliticce, miste di fanteria e di cavalleria; altre formate da contadini e da proprietari terrieri, di cui nessuno sapeva nulla. Ci fu un suddiacono, capo di una banda, che in un mese catturò varie centinaia di prigionieri. Ci fu una certa Vasilisa, moglie di uno starosta, che uccise centinaia di francesi.   
   Gli ultimi giorni di ottobre furono il periodo di massima esplosione della guerra partigiana. Era ormai passata quella prima fase della guerra che aveva visto i partigiani, quasi stupiti del loro ardire, temere continuamente di essere catturati e circondati dai francesi e restare nascosti nei boschi, senza togliere le selle e quasi senza smontare da cavallo, aspettandosi da un momento all'altro di vedersi piombare addosso i francesi. Ormai la guerra aveva una sua fisionomia ben precisa. A tutti era chiaro che cosa si poteva intraprendere contro i francesi e che cosa no. Ormai a considerare ancora molte cose come impossibili erano solo quei capi di reparti che, con i loro Stati Maggiori e secondo tutte le regole, si muovevano lontano dai francesi. I partigiani delle piccole bande, invece, che già da tempo erano in azione e avevano visto i francesi da vicino, consideravano possibile anche ciò che i capi dei grandi reparti non osavano nemmeno pensare. I cosacchi e i contadini, poi, che si infiltravano tra i francesi, ritenevano che ormai tutto fosse possibile.   
   Il 22 ottobre Denisov, che era diventato partigiano, si trovava con la sua banda nell'epicentro del furore partigiano. Dal mattino era in marcia con la sua formazione. Per tutta la giornata, lungo i boschi adiacenti alla strada maestra, era stato a ridosso di un grosso convoglio francese, carico di materiali per la cavalleria e di prigionieri russi, il quale procedeva staccato dalle altre truppe e sotto forte scorta, diretto - come

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