fisionomia del paesaggio non fossero russi (si vedevano frutteti, recinti in muratura, tetti di tegole, montagne in lontananza), sebbene non fosse russa la gente che guardava incuriosita i soldati, il reggimento presentava l'identico aspetto di qualsiasi reggimento russo che si preparasse a una rivista in una località qualsiasi del centro della Russia.
Sin dalla sera avanti, all'ultima tappa, era pervenuto l'avviso che il comandante in capo avrebbe passato in rivista il reggimento in marcia. Sebbene le parole di quell'avviso non fossero sembrate chiare al comandante del reggimento e ne fosse sorto un interrogativo sulla loro interpretazione - se cioè i soldati dovessero presentarsi in uniforme di marcia oppure no - fu deliberato al consiglio dei comandanti di battaglione di presentare il reggimento in uniforme da parata, in considerazione del fatto che è sempre meglio esser troppo ossequiosi che troppo poco. I soldati, dopo una tappa di trenta miglia, non poterono chiudere occhio per tutta la notte: dovettero rassettarsi e ripulire le uniformi; gli aiutanti di campo e i comandanti di compagnia contarono i loro uomini, cosicché la mattina il reggimento, lungi dall'essere la folla sparpagliata e disordinata che era stato alla vigilia durante l'ultima tappa, presentava una massa compatta di duemila uomini, ognuno dei quali conosceva il proprio posto, la propria mansione, indosso ai quali ogni bottone e ogni cinghia erano in perfetto ordine e splendevano lucidi, impeccabili. E non era in regola soltanto ciò che si vedeva: se il comandante in capo avesse voluto guardare sotto le divise, indosso a ogni soldato avrebbe veduto una camicia egualmente pulita e in ogni zaino avrebbe trovato il regolamentare numero di oggetti, «lesina e sapone», come dicevano i soldati. C'era solo un particolare che destava