«Dites donc, le colonel Gérard est ici?» disse.
«Mot d'ordre!» disse la sentinella senza rispondere e sbarrando il passo.
«Quand un officier fait sa ronde, les sentinelles ne demandent pas le mot d'ordre» gridò Dolochov, con un brusco scatto muovendo con il cavallo contro la sentinella. «Je vous demande si le colonel est ici?»
E senza aspettare la risposta della sentinella che si scansò, Dolochov si avviò al passo su per la salita.
Notando l'ombra nera di un uomo che attraversava la strada, Dolochov si fermò e gli domandò dove fossero il comandante e gli ufficiali. L'uomo, un soldato, con il sacco in spalla, si fermò, si avvicinò al cavallo di Dolochov, toccandolo con una mano, e in modo semplice e cordiale raccontò che il comandante e gli ufficiali erano più in alto sulla parte destra della collina, nel cortile della fattoria (così chiamava la casa dei possidenti).
Dolochov procedette ancora lungo la strada, ai cui lati risuonavano, attorno ai bivacchi, delle voci francesi, e poi svoltò nel cortile della casa padronale. Varcato il portone, smontò da cavallo e si avvicinò a un grande falò fiammeggiante intorno al quale erano seduti alcuni uomini che conversavano rumorosamente. In una marmitta bolliva qualcosa che un soldato in colbacco e cappotto turchino, illuminato in pieno dal fuoco, stava rimestando in ginocchio con una bacchetta da fucile.
«Oh, c'est un dur à cuire,» diceva un ufficiale seduto all'ombra, dalla parte opposta del fuoco.
«Il les fera marcher les lapins,» disse un altro ridendo.
Entrambi tacquero, scrutando nel buio al rumore dei passi di Dolochov e di Petja che si avvicinavano al fuoco con i loro cavalli.