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risparmiarli.   
   Questa figura semplice, modesta, e perciò veramente grande, non poteva essere calata nella falsa forma dell'eroe europeo, presunto condottiero di uomini, che la storia ha inventato.   
   Per il lacchè non può esistere un grand'uomo, poiché il lacchè ha un concetto tutto suo della grandezza.   
   

   Capitolo VI   

   
   Il 5 novembre fu il primo giorno della cosiddetta battaglia di Krasnoe. Verso sera, quando ormai, dopo molte discussioni ed errori dei generali, che avevano condotto le truppe dove non dovevano e dopo l'invio di molti aiutanti di campo con contrordini, era chiaro che il nemico era in fuga su tutta la linea e non poteva esserci e non ci sarebbe stata una battaglia, Kutuzov lasciò Krasnoe e si recò a Dobroe, dove era stato trasferito in quel giorno il quartier generale.   
   La giornata era limpida e gelida. Kutuzov procedeva verso Dobroe sulla sua grassa cavallina bianca, con un enorme seguito di generali che, scontenti di lui, mormoravano alle sue spalle. Lungo tutta la strada si accalcavano, riscaldandosi ai fuochi, gruppi di prigionieri francesi catturati nella giornata (quel giorno ne erano stati presi settemila). Non lontano da Dobroe, sulla via, vicino a una lunga fila di cannoni francesi staccati dai cavalli da un'immensa folla di prigionieri, laceri, bendati e mezzi nudi si levava un fitto brusio. All'avvicinarsi del comandante in capo, si fece silenzio e tutti gli occhi si fissarono su Kutuzov che avanzava lentamente lungo la strada con il berretto bianco dall'orlo rosso e il cappotto imbottito che gli faceva la gobba sulle spalle curve. Uno

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