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dei generali riferì a Kutuzov sul luogo in cui erano stati catturati i pezzi e i prigionieri.   
   Kutuzov pareva assorto e non ascoltava le parole del generale. Con aria scontenta e preoccupata scrutava con attenzione e insistenza quelle figure di prigionieri che avevano un aspetto particolarmente miserevole. I soldati francesi avevano per lo più il volto deturpato dai congelamenti al naso e alle guance e quasi tutti avevano occhi rossi, gonfi e purulenti.   
   Un gruppetto di francesi era fermo sul ciglio della strada e due soldati - uno con la faccia ricoperta di piaghe - laceravano con le mani un pezzo di carne cruda. C'era qualcosa di terribile e di animalesco nello sguardo che gettarono su coloro che passavano e nell'espressione irosa con cui il soldato piagato, dopo aver guardato Kutuzov, si voltò subito dall'altra parte e continuò nel suo lavoro.   
   Kutuzov guardò a lungo e attentamente i due soldati; aggrottò ancor di più le sopracciglia, strizzò gli occhi e scosse pensieroso la testa. Più oltre notò un soldato russo che ridendo e battendo la mano sulla spalla di un francese, gli diceva qualcosa con aria cordiale. Kutuzov scosse di nuovo la testa con la stessa espressione di poco prima.   
   «Che cosa mi stavi dicendo?» domandò al generale che continuava il suo rapporto e richiamava l'attenzione del comandante in capo sulle bandiere prese ai francesi che erano allineate davanti allo schieramento del reggimento Preobražebskij.   
   «Ah, le bandiere!» esclamò, distogliendosi con evidente sforzo dall'oggetto dei suoi pensieri. Guardò distrattamente in quella direzione. Migliaia di occhi lo fissavano aspettando una sua parola.   
   Si fermò davanti al reggimento Preobražebskij, sospirò gravemente e chiuse gli occhi. Qualcuno del seguito fece cenno ai soldati che reggevano

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