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   E queste semplici parole, lo sguardo e l'espressione del viso che le avevano accompagnate, costituirono per due mesi l'oggetto di inesauribili ricordi, considerazioni e felici fantasticherie di Pierre. «"Vi aspetterò tanto..." Sì, sì, come ha detto? Sì: "vi aspetterò tanto". Ah, come sono felice! Ma che cosa mi sta succedendo? Come sono felice!» diceva Pierre tra sé e sé.   
   

   Capitolo XIX   

   
   Nell'anima di Pierre adesso non accadeva nulla di simile a quanto gli era accaduto in analoghe circostanze durante il suo fidanzamento con Hélène.   
   Non si ripeteva come allora con dolorosa vergogna le parole che aveva detto, non diceva a se stesso: «Ah, perché non ho detto questo e perché, perché in quel momento ho detto: je vous aime?» Ora, al contrario, ogni parola di lei e ogni sua parola se le ripeteva nella mente con tutti i particolari del volto, del sorriso, e non desiderava togliervi né aggiungervi nulla. Ora non aveva dubbi se fosse bene o fosse male ciò che faceva. Un solo terribile dubbio talora gli balenava nella mente: «Non sarà tutto un sogno? Non si sarà sbagliata la principessina Mar'ja? Non sarò troppo orgoglioso e presuntuoso? Io ci credo, e invece, andrà cosi, la principessina Mar'ja glielo dirà e lei risponderà sorridendo: "Che strano! Di certo si è ingannato. Non sa forse di essere un uomo, semplicemente un uomo, mentre io... io sono tutt'altra cosa, qualcosa di ben superiore."»   
   Solo questo dubbio tormentava spesso Pierre. Ora non faceva progetti. La felicità che lo attendeva gli sembrava così inverosimile da bastargli

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