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   Esaminando gli affari e le carte della sua defunta moglie, nei suoi confronti non provava altro sentimento che la compassione, per il fatto che non aveva conosciuto la felicità che ora conosceva lui. Il principe Vasilij, tutto orgoglioso del suo nuovo posto e della decorazione che aveva ricevuto, gli sembrava un buon vecchio, commovente e da compatire.   
   In seguito Pierre rammentò spesso questo tempo di felice follia. Tutti i giudizi che si era formato in questo periodo su uomini e su circostanze rimasero per lui validi per sempre. Non solo in seguito non rinnegò queste opinioni sugli uomini e sulle cose, ma, al contrario, quando esitava tra incertezze e contraddizioni interne faceva ricorso all'opinione che si era formato in quel periodo di follia e quell'opinione si rivelava sempre giusta.   
   «Forse,» pensava, «allora sembravo strano e ridicolo, ma non ero così pazzo come potevo sembrare. Al contrario, non sono stato mai così intelligente e acuto e capivo tutto ciò che nella vita merita di capire, perché... ero felice.»   
   La follia di Pierre consisteva nel fatto che non aspettava più, come prima, di avere dei motivi personali, motivi che egli chiamava qualità degli uomini, per amarli, ma l'amore colmava il suo cuore ed amando gli uomini senza un motivo, trovava via via indubbi motivi per i quali valeva la pena di amarli.   
   

   Capitolo XX   

   
   Fin da quella prima sera in cui Nataša, dopo che Pierre se ne era andato, aveva detto alla principessina Mar'ja con un sorriso lieto e ironico che Pierre «pareva proprio appena uscito da un bagno» con la

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