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la personalità di Alessandro - dalle quali scaturirono anche quelle azioni per le quali gli storici lo biasimano, e cioè la Santa Alleanza, la restaurazione della Polonia, la reazione degli anni venti?   
   In che cosa consiste la sostanza di questi rimproveri?   
   Consiste nel fatto che un personaggio storico come Alessandro I, che stava su una delle vette del potere umano, quasi nel punto focale di tutti i raggi storici concentrati su di lui; un personaggio soggetto alle influenze più forti nel mondo, le influenze degli intrighi, degli inganni, dell'adulazione, dell'autosuggestione, che sono inseparabili dal potere; un personaggio che in ogni momento della sua vita sentiva gravare su di sé la responsabilità di tutto ciò che accadeva in Europa, un personaggio non inventato, ma vivente, e come ogni altro uomo con sue abitudini personali, passioni, aspirazioni al bene, alla bellezza, alla verità, - che questo personaggio cinquant'anni fa, senza non essere virtuoso (di questo gli storici non lo accusano), non avrebbe avuto circa il bene dell'umanità le stesse concezioni che ha oggi un professore che si è occupato fin da giovane di scienza, ossia della lettura di libri, di lezioni e di prendere appunti in un suo quaderno di questi libri e di queste lezioni.   
   Ma se anche si ammette che Alessandro I cinquant'anni fa si è sbagliato su ciò che è il bene del popolo, allo stesso modo si deve necessariamente ammettere che anche lo storico, che giudica Alessandro, dopo un certo periodo di tempo si rivelerà in errore nella sua concezione di ciò che è il bene dell'umanità. È una supposizione tanto più naturale e necessaria in quanto, considerando lo sviluppo della storia, noi vediamo che di anno in anno e da uno scrittore all'altro si modifica la concezione di ciò che è bene per l'umanità; per cui ciò che sembrava un bene, dopo cinquant'anni si rivela un male e viceversa. E non solo; noi troviamo contemporaneamente

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