presenza di un uomo estraneo ad ogni fazione può ora solo portarlo in alto.
Non ha nessun piano; ha paura di tutto; ma i partiti si aggrappano a lui ed esigono la sua partecipazione.
Lui solo, con l'ideale di gloria e di grandezza che ha elaborato in Italia e in Egitto, con la sua folle venerazione di sé stesso, con la sua spavalderia nei delitti, con la sua capacità di mentire, lui solo può giustificare ciò che deve accadere.
È indispensabile per quel posto che lo attende, e perciò, quasi indipendentemente dalla sua volontà e nonostante la sua indecisione, la mancanza di un piano e tutti gli errori che commette, è coinvolto in una congiura che ha come fine la conquista del potere, e la congiura è coronata dal successo.
Lo trascinano nell'assemblea dei governanti. Spaventato, vorrebbe fuggire, credendosi perduto; simula uno svenimento, dice frasi insensate che dovrebbero perderlo. Ma i governanti della Francia, prima sagaci e orgogliosi, ora, sentendo che la loro parte è finita, sono ancora più confusi di lui e non pronunciano quelle parole che avrebbero dovuto pronunciare per mantenere il potere e mandarlo in rovina.
Il caso, milioni di casi gli danno il potere e tutti, come per un tacito accordo, collaborano al consolidamento di questo potere. È un susseguirsi di casi che forgiano i caratteri dei governanti della Francia di allora, i quali gli si sottomettono; una serie di casi forgia il carattere di Paolo I, che riconosce il suo potere; è il caso che ordisce contro di lui una congiura che non solo non gli nuoce, ma rafforza il suo potere. Il caso gli consegna nelle mani il duca d'Enghien e glielo fa uccidere, con questo mezzo più efficace di qualsiasi altro convincendo la