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posizione non ben definita. E quando si domandava che cosa la tormentasse, doveva riconoscere che erano i suoi rapporti con Rostov. Quel tono freddo e cortese non derivava dai sentimenti che aveva per lei (questo lo sapeva), ma nascondeva qualcosa. Questo ella voleva chiarire e sentiva che fino a quel momento non avrebbe potuto essere tranquilla.   
   Un giorno, verso la metà dell'inverno, mentre si trovava nella stanza da studio sorvegliando i compiti del nipote, le fu annunciata la visita di Rostov. Fermamente decisa a non tradire il suo segreto e a non far trapelare il suo turbamento, chiamò M.lle Bourienne e apparve in salotto insieme a lei.   
   Un'occhiata al viso di Nikolaj le bastò per capire che era venuto solo per adempiere a un dovere di cortesia. Decise di attenersi allo stesso tono con cui lui le si sarebbe rivolto.   
   Presero a parlare della salute della contessa, dei conoscenti comuni, delle ultime notizie della guerra, e quando furono trascorsi quei dieci minuti richiesti dalle convenienze, passati i quali un ospite può accomiatarsi, Nikolaj si alzò per andarsene.   
   Con l'aiuto di M.lle Bourienne la principessina aveva sostenuto molto bene la conversazione, ma proprio alla fine, mentre lui si alzava, era così stanca di parlare di cose che non la interessavano e il pensiero che a lei sola, la vita concedeva così poche gioie la occupò talmente che ebbe un momento di assenza completa e continuò a star seduta, immobile, con gli occhi luminosi fissi nel vuoto, senza accorgersi che Nikolaj si era alzato.   
   Nikolaj la guardò e per non far vedere che si era accorto della sua distrazione, disse qualche parola a M.lle Bourienne e tornò poi a guardare la principessina. Essa sedeva sempre immobile e sul viso delicato era

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