impressa la sofferenza. Improvvisamente gli fece pena e confusamente intuì che era forse lui la causa di quella tristezza. Avrebbe voluto aiutarla, dirle qualcosa di gradevole, ma non gli venne in mente nulla.
«Addio, principessina,» disse.
Essa si riprese, avvampò e sospirò profondamente.
«Ah, scusate,» disse come destandosi. «Ve ne andate già conte? Ebbene addio! E il cuscino per la contessa?»
«Aspettate, lo porto subito,» disse M.lle Bourienne e uscì dalla stanza.
Tutti e due tacevano, ogni tanto scambiandosi un'occhiata.
«Davvero principessina,» disse infine Nikolaj con un triste sorriso, «sembra che sia stato poco tempo fa e invece quanta acqua è passata sotto i ponti da quando ci siamo visti quella prima volta a Boguèarovo. Ci sentivamo tutti sopraffatti dalla sventura, e tuttavia cosa non pagherei per tornare a quei tempi... ma indietro non si torna.»
La principessina lo fissava attentamente negli occhi col suo sguardo luminoso. Pareva cercar di penetrare il senso segreto delle sue parole che le avrebbe spiegato il sentimento che nutriva per lei.
«Sì, sì,» rispose, «ma voi non avete alcun motivo di rimpiangere il passato. Da quel che capisco la vostra vita di adesso, voi ve ne ricorderete sempre con piacere, perché l'abnegazione con la quale vivete...»
«Non posso accettare le vostre lodi,» la interruppe in fretta Nikolaj, «al contrario, non faccio che rimproverarmi... ma questo è un discorso ben poco interessante e tutt'altro che allegro.»
E il suo sguardo riprese l'espressione fredda e distaccata di prima. Ma ormai la principessina aveva visto di nuovo in lui l'uomo che conosceva e