amava e ora parlava soltanto con quest'uomo.
«Credevo che mi avreste permesso di dirvi questo,» disse. «Siamo stati così vicini voi e io... e la vostra famiglia, che pensavo che non avreste giudicato inopportuno il mio interessamento, ma mi sono sbagliata,» disse, e la sua voce improvvisamente tremò. «Non so perché,» proseguì riprendendosi, «voi prima eravate un altro e...»
«Ci sono migliaia di perché (e accentuò in modo particolare la parola perché). Vi ringrazio, principessina,» aggiunse a bassa voce. «A volte è penoso...»
«Dunque è per questo! Ecco perché!» diceva una voce nell'anima della principessina Mar'ja. «No, in lui non ho amato solo quello sguardo allegro, buono ed aperto, e il bell'aspetto; avevo intuito la nobiltà, la fermezza del suo animo, la sua capacità di abnegazione,» pensò. «Sì, ora lui è povero e io sono ricca... Sì, è soltanto per questo... Sì, se non ci fosse questo...» E ricordando la sua tenerezza di un tempo, e guardando il suo volto buono e triste, ad un tratto comprese la causa della sua freddezza.
«Perché, conte, perché?» quasi gridò e involontariamente gli si avvicinò. «Perché, ditemelo, dovete dirmelo!» Lui taceva. «Conte, io non conosco i vostri perché» continuò, «ma per me è penoso... ve lo confesso. Per qualche motivo voi volete privarmi dell'amicizia di una volta. E questo mi addolora.» Le lacrime le affioravano negli occhi e nella voce. «Ho avuto così poca felicità nella vita, che ogni perdita mi è gravosa... Perdonatemi, addio.» E improvvisamente scoppiò a piangere e si accinse a lasciare la stanza.
«Principessina! Aspettate per amor di Dio!» gridò Nikolaj cercando di fermarla. «Principessina!»