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   Nikolaj uscì, tenendo la figlia per mano. La contessa Mar'ja si trattenne nella stanza dei divani.   
   «Mai, mai avrei creduto,» mormorò fra sé, «che si potesse essere così felici.» Il suo volto era tutto illuminato da un radioso sorriso, ma nello stesso momento sospirò e una quieta mestizia aleggiò nel suo sguardo profondo; come se, oltre alla felicità che provava, ve ne fosse un'altra, irraggiungibile in questa vita, della quale involontariamente in quel momento si fosse ricordata.   
   

   Capitolo X   

   
   Nataša si era sposata al principio della primavera del 1813, e nel 1820 aveva già tre figlie e un figlio, che aveva molto desiderato e che ora allattava. Si era fatta florida e piena tanto che era difficile riconoscere in quella madre robusta l'esile e irrequieta Nataša di un tempo. I lineamenti della faccia si erano definiti e avevano un'espressione di tranquilla dolcezza e limpidezza. Sul suo volto non c'era più, come una volta, quella fiamma di animazione che ardeva senza posa e che costituiva il suo fascino. Sovente ora si vedevano solo il suo viso e il suo corpo, mentre non si vedeva affatto l'anima. Si vedeva unicamente una femmina forte, bella e feconda. Il fuoco di un tempo ormai si accendeva in lei molto di rado. Accadeva solo quando, come in questo caso, ritornava suo marito, quando un bambino guariva da una malattia o quando, insieme alla contessa Mar'ja, ricordava il principe Andrej (col marito non parlava mai di lui, supponendo che fosse geloso della memoria del principe Andrej), oppure, molto più di rado, quando qualcosa la riportava casualmente al canto, che aveva completamente abbandonato dopo

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