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Nikolaj e dalla sua salute; quando aveva bisogno di aggredire a parole qualcuno, il pretesto era la contessa Mar'ja. Quando le occorreva esercitare l'organo della voce - cosa che accadeva per lo più dopo le sei, dopo il riposo al buio per la digestione - il pretesto era dato dal raccontare sempre le stesse storie agli stessi ascoltatori.   
   Questo stato della vecchia contessa era noto a tutti i familiari sebbene nessuno ne parlasse mai e tutti facessero il possibile per soddisfare queste sue esigenze. Solo qualche rara volta nelle occhiate che con un mezzo sorriso un po' mesto si scambiavano fra loro Nikolaj, Pierre, Nataša e la contessa Mar'ja emergeva questa reciproca comprensione del suo stato.   
   Ma erano occhiate che dicevano anche altro; dicevano che lei aveva già fatto la sua parte nella vita, che non era tutta in che si vedeva di lei ora, che anche noi diventeremo tutti così e che dava gioia assecondarla, contenersi per questo essere un tempo caro, un tempo pieno di vita come noi e che ora era così patetico. Memento morì, dicevano quegli sguardi.   
   Fra tutte le persone di casa soltanto quelle completamente cattive o stupide e i bambini piccoli non capivano queste cose e la evitavano.   
   

   Capitolo XIII   

   
   Quando Pierre e la moglie entrarono nel salotto la contessa si trovava nello stato che le era consueto quando aveva bisogno di occuparsi nel lavoro mentale del solitario e perciò, sebbene dicesse per abitudine le parole che diceva sempre al ritorno di Pierre o del figlio: «Era ora, era ora, mio caro; ti sei fatto aspettare. Be', sia ringraziato Iddio!» e alla consegna dei regali dicesse altre parole consuete: «Non è il regalo che

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