A queste parole seguì un silenzio imbarazzato. Nataša lo interruppe per prima, difendendo il marito e attaccando il fratello. La sua difesa era debole e impacciata, ma lo scopo che si proponeva fu raggiunto. La conversazione riprese e non più su quel tono spiacevolmente ostile con cui erano state dette le ultime parole di Nikolaj.
Quando tutti si alzarono per andare a cena, Nikolen'ka Bolkonskij si avvicinò a Pierre, pallido con occhi scintillanti e radiosi.
«Zio Pierre... voi... no... Se il babbo fosse vivo... sarebbe d'accordo con voi?» domandò.
Pierre capì subito quale speciale lavorio, indipendente, complesso e profondo di sentimenti e di pensieri doveva essersi svolto nel ragazzo durante la conversazione e, ricordandosi di tutto quello che aveva detto, gli dispiacque che il ragazzo fosse stato a sentirlo. E tuttavia bisognava rispondergli.
«Credo di sì,» mormorò a fatica e uscì dallo studio.
Il ragazzo chinò la testa e per la prima volta parve accorgersi di quello che aveva combinato sulla scrivania. Diventò rosso e si avvicinò a Nikolaj.
«Zio, scusami, l'ho fatto senza accorgermene,» disse mostrando le stecche di ceralacca e le penne spezzate.
Nikolaj ebbe un moto d'ira.
«Va bene, va bene,» disse gettando sotto la scrivania i pezzi di ceralacca e le penne. E frenando a fatica l'ira che gli cresceva dentro, voltò le spalle a Nikolen'ka. «Non avresti dovuto neanche essere qui,» disse.
Capitolo XV