«Bada di farlo muovere per bene!»
Anche un altro ussaro s'era precipitato verso il cavallo, ma Bondarenko aveva già afferrato le briglie. Si capiva che lo junker dava mance generose e che stare al suo servizio era conveniente. Rostov accarezzò il cavallo sul collo, poi sulla groppa, e sostò sull'ingresso.
«Fantastico! Questo sì che sarà un cavallo!» disse tra sé; poi, sorridendo e sorreggendo la sciabola, corse su per la scaletta dell'ingresso con un gran rumore di speroni. Il padrone di casa tedesco, in panciotto di flanella e berretta da notte, impugnando la forca con la quale stava rivoltando il letame, si affacciò dalla stalla delle vacche. Non appena ebbe scorto Rostov, la faccia del tedesco si illuminò. Sorrise allegramente e ammiccò: «Schön, guten Morgen! Schön, guten Morgen!» ripeté più volte, provando un evidente piacere nel salutare il giovane.
«Schön fleissig?» disse Rostov, sempre con lo stesso gioioso sorriso fraterno che non abbandonava il suo volto pieno d'animazione. «Hoch Österreicher! Hoch Russen! Kaiser Alexander hoch!» soggiunse poi, ripetendo le parole che il padrone di casa tedesco ripeteva spesso.
Il tedesco scoppiò a ridere, uscì dalla porta della stalla, si tolse la berretta, e agitandola sopra la testa si mise a gridare:
«Und die ganze Welt hoch!»
Allora anche Rostov come il tedesco, si mise a sventolare il berretto sopra la testa, e ridendo si mise a gridare: «Und vivat die ganze Welt!» Sebbene non ci fosse alcun particolare motivo di gioia né per il tedesco, che stava ripulendo la sua stalla, né per Rostov che era andato a prendere il fieno col plotone, quei due uomini si guardarono con felice trasporto e con amore fraterno, scossero il capo in segno di reciproco affetto e si separarono sorridendo: il tedesco tornò nella stalla e Nikolaj Rostov