Indice   [800x750]    Website Info


   «L'ho detto, io,» gridò Denisov, «che è un bvavo vagazzo.»   
   «Così va meglio, conte,» ripeté il capitano in seconda, come se cominciasse a dargli il titolo che gli spettava grazie a quell'ammissione. «Andate e fate le vostre scuse, eccellenza. Andate.»   
   «Signori, farò qualunque cosa, nessuno sentirà mai da me una parola,» esclamò con voce implorante Rostov, «ma scusarmi come volete voi non posso, perdio, non posso! Posso forse scusarmi, chieder perdono come un bambino?»   
   Denisov scoppiò a ridere.   
   «Ebbene, peggio per voi. Bogdanyè è un uomo che se la lega al dito; pagherete cara la vostra ostinazione,» disse Kirsten.   
   «Ma non si tratta di ostinazione, perdio! Io non riesco a descrivervi il sentimento che provo, non riesco...»   
   «Be', fate come vi pare,» disse il capitano in seconda. «Ma quel farabutto dov'è andato a cacciarsi?» domandò poi a Denisov.   
   «S'è dato malato, c'è l'ovdine di espellevlo domani,» disse Denisov.   
   «È una malattia, non si spiega altrimenti,» disse il capitano in seconda.   
   «Malattia o no, che non mi capiti fva i piedi: se no lo accoppo!» gridò Denisov, furibondo.   
   Nella stanza entrò Žerkov.   
   «Che cosa fai qui?» chiesero gli ufficiali al nuovo venuto, volgendosi di colpo.   
   «In marcia, signori. Mack s'è dato prigioniero con tutta l'armata.»   
   «Frottole!»   
   «L'ho visto io.»   
   «Come? Hai visto Mack, in carne ed ossa?»   

Questo capitolo in: Inglese Francese Tedesco Avanti