arrestandosi quando venivano raggiunti dal nemico e disimpegnandosi con operazioni di retroguardia soltanto nella misura in cui era necessario per ritirarsi senza perdere le salmerie. Ci furono scaramucce a Lambach, ad Amstetten e a Melk; ma nonostante il valore e la fermezza, riconosciuti dallo stesso nemico, con cui i russi si batterono, queste azioni portarono soltanto a una ritirata ancor più veloce. Le truppe austriache che erano sfuggite alla cattura davanti a Ulm si erano ricongiunte a Kutuzov presso Braunau; in seguito, però, si erano nuovamente staccate dall'armata russa, e Kutuzov poteva contare solo sui suoi uomini deboli ed esausti. Difendere ancora Vienna non era nemmeno pensabile. Invece dell'offensiva, che era stata studiata in ogni particolare secondo i principi della nuova dottrina chiamata «strategia», e il cui piano era stato trasmesso a Kutuzov nel corso della sua permanenza a Vienna dall'Hofkriegsrat austriaco, ora, Kutuzov aveva dinanzi a sé un'unica, quasi remota possibilità: evitare di perdere l'armata come era accaduto a Mack sotto Ulm, e ricongiungersi alle truppe che arrivavano dalla Russia.
Il ventotto ottobre Kutuzov passò con l'armata sulla sponda sinistra del Danubio e per la prima volta si fermò, avendo messo il Danubio fra sé e il grosso delle forze francesi. Il tredici attaccò la divisione di Mortier che si trovava sulla riva sinistra del Danubio e la sbaragliò. In quest'operazione per la prima volta vennero conquistati dei trofei (una bandiera, qualche cannone) e due generali nemici furono fatti prigionieri. Per la prima volta dopo una ritirata di due settimane le truppe russe si erano arrestate e, dopo il combattimento, non soltanto avevano tenuto il campo, ma avevano respinto i francesi. Sebbene le truppe fossero lacere, esauste, depauperate di un terzo degli uomini, tra dispersi, feriti, malati e uccisi, sebbene gli ammalati e i feriti fossero stati abbandonati